giovedì 14 febbraio 2019

Ciao Pirata

Maledetto, maledetto quel 14 febbraio.
Non ci volevo credere e ancora oggi faccio fatica. Hanno provato a cancellarti Pirata, ma non ce l'hanno fatta. Sui tornanti mitici delle grandi salite il tuo nome campeggia fiero, ancora inossidabile.
Il tuo essere ciclista era prima di tutto poesia. Era bello guardarti. Mi incantavo su quella pedalata rotonda, perfetta, cercando di capire quali rapporti stavi tirando. E poi guardavo il tuo volto, provando a capire i tuoi pensieri. Ma era impresa ardua perchè quando tradivi stanchezza spesso partivi come un colpo di fioretto. Erano ancora i tempi delle bandane e quando la toglievi era un momento di adrenalina pura, era come essere insieme su quella bicicletta. Il segno che qualcosa stava succedendo; era il momento che ci mettevamo a sedere sul bordo del divano come in attesa del rigore di Baggio ad USA '94.
1994! Ti vidi scattare prima sul Mortirolo e poi sul Santa Cristina andando a vincere davanti a due mostri quali Indurain e Berzin.
Da lì non ho più smesso di ammirarti. Di ammirare il tuo coraggio, il tuo stile e quella smorfia che ci faceva capire che saresti partito come una rasoiata.

L'Alpe d’Huez del 1997 è stata un'opera d'arte di tecnica, di tenacia, un insegnamento per tanti!
Il 1998 andrebbe incorniciato al Louvre.
Vinci il Giro e il Tour e in terra francese corri la tappa de Les Deux Alpes in una maniera talmente bella che mi facesti piangere come un bambino.
"Gentili Signore e signori, buongiorno", così iniziava la telecronaca della tappa il mitico, inarrivabile Adriano De Zan. Tempo da tregenda, acqua e freddo dall'inizio alla fine. Sensazioni che solo chi va in bici riesce a capire fino in fondo. Sulla salita del Galibier resti nella pancia del gruppo fino al momento in cui capisci che niente e nessuno ti potrà fermare. Contro tutti e tutto.
Scatti! Il tedesco non può fare altro che vedere la tua sagoma, confusa tra le gocce di pioggia, diventare sempre più piccola. Sempre di più, come un limite che tende all'infinito, alla vittoria.
Dai anche una lezione di intelligenza ciclistica perchè come vedi Ullrich al palo non tenti di strafare, rallenti, ti giri e aspetti LeBlanc. Sai che può darti una mano ad andare via.
In piedi sui pedali con le mani nelle corna basse del manubrio. Eri meraviglioso!
Le Blanc non può reggere l'urto e l'esercizio di tattica che hai provato rimane tale perchè continui a menare sui pedali come un Frisone e te ne vai.
Arrivi in cima al Galibier con una cavalcata entusiasmante, le voci eccitate di De Zan e Cassani sono l'acuto in una sinfonia meravigliosa. Ci fai anche sobbalzare quando le telecamere ti inquadrano fermo ai bordi della strada poco dopo l'inizio della discesa. "Vai è cascato!" è il primo pensiero. Invece ti eri fermato a mettere una mantellina che non riuscivi ad infilare in corsa. Dopo tutte le sfighe che ti erano capitate era un pensiero legittimo!
Riparti con il mantello bianco svolazzante.
Ullrich scollina con più di 2 minuti e mezzo di distacco e te vai come un pazzo in una discesa lunga, difficile ma soprattutto bagnata!
La scalata alle
Deux Alpes è una passerella ai limiti del romantico, è un continuo alzarsi sui pedali e scattare come se avessi il diavolo dietro che tenta di inforcarti. Gli ultimi cinquanta metri sono addirittura una volata e stavolta non ti sei tolto neanchè la bandana!
Arrivi sul traguardo con le mani basse e in piedi sui pedali, la bocca aperta come a prendere l'ultima stilla di ossigeno. Ti siedi solo dopo la linea del traguardo e, senza un mezzo sorriso, alzi le mani al cielo.
Quella Bianchi gialla e celeste, la maglia con il numero 21 che da domani sarà completamente gialla. Il tedesco arriva dopo 9 minuti e tu continuerai a farci emozionare.
Grazie Pirata, perchè chi ha la capacità di regalare emozioni è un uomo giusto.
Grazie Marco per quella stretta di mano alla partenza in quella piazza pratese.
Grazie Pantani, grazie di tutto!


La tappa integrale delle Deux Alpes 


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