giovedì 26 novembre 2020

Resilienza

 

Novembre 2020 - Siamo sempre stati distanti per una serie infinita di motivi. La differenza di età ci ha sempre messo su due piani diversi, difficilmente incrociabili. Quando questa distanza anagrafica è stata limata dal passare del tempo avevamo tracciato oramai percorsi lontani. Lontani, non si allontanavano ma neanchè tendevano alla vicinanza. Uno spazio grande solo in termini fisici perchè in realtà ti ho sempre sentita parte di me. La vita ci ha messo davanti sfide difficili, complicate, faticose. Ma ci ha restituito anche gioie immense. Quei quattro pargoli che giorno dopo giorno abbiamo visto crescere è una di queste. Forse la più grande. 
Le mie sfide sono state incommensurabilmente più semplici. No, forse semplici non è il termine giusto. Sono state altro. Ho avuto la possibilità di usare strumenti per affrontarle, potendo decidere di usarli o meno, come e quando volevo.
Tu no. Le tue sfide non hanno dato possibilità di scelta. Quelle erano. Poche e dovevano essere usate nel migliore dei modi. A qualunque costo. 
Io ho sempre avuto una rosa di giocatori importanti e questo mi ha dato modo di giocarmi la partita avendo tra le mani diverse soluzioni. Se sbagliavo era stata colpa mia, delle mie scelte. Quando ho sbagliato, l'ho fatto perchè non ho messo in campo il modulo migliore.
Tu hai dovuto affrontare un campionato con 11 giocatori. Contati. Non avevi panchina. Quindi senza scelta. Hai dovuto, ogni maledetta domenica, fare con quello che avevi e per non perdere sei stata costretta a cambiare.
Il quel cambiamento si annidava il pericolo più grande. Potevi incrociare le braccia, fare spallucce ad un destino che non ti ha dato strumenti. Potevi metterti a sedere in panchina e guardarti la partita, passivamente, da spettatrice. A chi ti avesse accusata di aver perso la partita potevi rispondere che non avevi altra scelta. Quelli erano i giocatori, quelli hai usato.
E invece no, non lo hai mai fatto.
Hai sempre saputo, nitidamente, che se fosse passato questo messaggio i tuoi giocatori avrebbero perso. Hai deciso di non seguire la partita da seduta.
In piedi, ogni domenica, che ci fosse il sole, il freddo o l'acqua sei rimasta in piedi. Con il sorriso sulle labbra infondendo ai tuoi 11 leoni in campo la consapevolezza che solo sorridendo potevano vincere la partita.
Potevate vincerla. E domenica dopo domenica, hai inanellato vittorie scalando la classifica e dimostrando al mondo che solo in questo modo si fa buon calcio, quello fatto di allenamenti duri, maniche tirate sù e forza. Si fa buona vita.
Vincerai il campionato e lo farai non perchè sei la più brava.
Lo vincerai perchè alla fine la legge del caos fa sempre tornare i conti.
Ogni particella, nel suo vagare impazzito, va al posto giusto nel momento giusto.