lunedì 13 maggio 2019

Finalmente il Giro

Come si fa a non amare questo sport? Come si fa a non appassionarsi a questi ragazzi che della fatica, del sudore e l'impegno ne hanno fatto un concetto di vita? Il ciclismo è davvero una splendida babele di emozioni, di storie, di cultura e se hai la fortuna di conoscere cosa significa quella fatica riesci ad apprezzarlo ancora di più.
La tappa di ieri è stata per me emozionante e non perchè c'era da scalare chissà quale cima o smuovesse la classifica ma perchè quegli eroi passavano su strade che conosco, strade dove ho lasciato e lascio ettolitri di sudore, strade sulle quali vado talmente piano che (come dice il saggio compagno di squadra) mi si contano anche i raggi delle ruote!
Ma non importa.
Mentre salivano il Montespertoli, il Castra e il mitico Samba riconoscevo persino i tombini in terra ed è stata una bella sensazione, di condivisione con chi correva ma anche con chi sfidando la probabile pioggia era ai bordi della strada da ore per godersi quei 5 minuti di gloria al passaggio della carovana.
Condivisione credo sia la parola giusta, perchè sul muro del Castra che tu ci passi con un 34x21 oppure con un 34x30 sempre da lì passi e a prescindere dalla velocità che leggi sul Garmin è sempre la stessa strada, è sempre la stessa passione, è sempre la stessa maledetta fatica!
205 chilometri la tappa di ieri partendo da una Bologna bagnata e con l'acqua che non li ha lasciati fino a Vernio. Freddo e acqua binomio infernale per chi va in bici e a Montepiano c'erano 8° quando sono passati.
Sono samurai invincibili questi ragazzi che per arrivare dove sono adesso hanno fatto una scelta di vita scomoda. Perchè quando si è adolescenti decidere di sposare il manubrio curvo è scelta difficile e coraggiosa, sai che quei rapporti, il rumore della ruota libera, il vento in faccia, ti ruberanno tanti momenti delle tue giornate e divideranno il tempo tra studio e pedalate e poi ancora pedalate. Se vuoi provare ad arrivare hai solo questa strada. Ma se arrivi ad essere quel samurai invincibile lo sarai per sempre, prescindendo dalle vittorie o dalla fama. Se parti ad un Giro sei immortale.
Come lo è Hiroki Nishimura che di questo Giro ha percorso solo 8 chilometri. Otto lunghissimi chilometri e poi a casa. E' arrivato fuori tempo massimo nella crono della prima tappa ma mi piace pensarlo fiero, davanti allo specchio, indossando la sua Yoroi decorata per l'occasione mentre si ripromette che il prossimo anno quegli otto chilometri diventeranno molti di più.
Sensei ni rei!
Chiudo questo pensiero con un'immagine che a me è sembrata meravigliosa. Bidard, Frapporti, Ciccone, Clarke, Cima, Maestri, Owsian e Bennett vanno via in fuga, subito, pochi metri dallo start e partono, se ne vanno da soli. Prima sotto l'acqua, poi il freddo, attraversano le terre care a Curzio Malaparte, ci passano sotto casa fino a salire nella terra di Leonardo. Ha smesso anche di piovere, forse per farli godere a pieno delle meraviglie che abbiamo intorno. Dietro di loro c'è però il mostro chiamato "gruppo" che è implacabile. Le squadre dei velocisti hanno capito che senza pioggia si può arrivare nelle terra di Indro Montanelli e giocarsi la volata. Li tengono sempre sotto tiro,  4 minuti poi 3 fino ad arrivare alla stoccata finale quando decidono che per gli anarchici della giornata i giochi sono finiti. Gli otto samurai vedono il mostro oramai a portata di pedale, rallentano. Allentando la pedalata si stringono la mano, consapevoli di aver fatto il massimo, hanno provato a scardinare l'ordine delle cose.
Oggi ha vinto il mostro domani chissà ... ma che bella quella stretta di mano!

Hiroki Nishimura