lunedì 12 novembre 2018

La NoveColli


Novecolli.
Per tanti questo sostantivo fa parte dell’anonimato, per altri è solo una questione numerico/morfologica, altri ancora lo identificano nel paesino di montagna dove vivevano i nonni da giovani. Per noi è tanta roba! Per chi della bicicletta ne ha fatta una passione è uno di quegli appuntamenti da circolino rosso sul calendario, un evento da non mancare e per il quale la preparazione inizia quando ancora le temperature sono fredde e la luce scarseggia nelle corte giornate invernali.
Dodicimila. Anche solo il pronunciarlo, questo numero, ti dà l’idea di “tanto”. Dodicimila ciclisti che si mettono in fila all’alba per salire e scendere dalle colline romagnole, ventiquattromila ruote che segnano l’asfalto e il rumore di un serpentone lunghissimo che sembra non aver fine, che sfreccia sotto finestre assolate abitate da anziane nonnette con occhi stupiti e frastornati dalla babele di colori in movimento.

Poi c’è l’aspetto agonistico che, per quanto mi riguarda, è sempre stato secondario. Potrei stare qui a scrivere del percorso da 205 km anziché di quello da 130, oppure ragionare su tabelle fantascientifiche dove grazie all’incrocio tra SFR, ripetute e VO2 max, i guru del ciclismo tirano fuori i Froome “de noattri”. Non mi interessa. Non mi è mai interessato, ora meno che mai.
Mi piace vivere questo mondo pensando alla bicicletta non come mezzo di improbabili competizioni ma come il tramite tra la frenesia del quotidiano e la tranquilla leggerezza del senso di libertà. Un’attenzione che si concentri tutta su muscoli, potenza, cronometro e su battiti cardiaci toglie consistenza.  Quando andiamo in bici lo facciamo a testa alta, è fisiologico, ma è anche un messaggio che mandiamo al mondo: “Eccoci, siamo noi due e siamo invincibili. Io e lei possiamo arrivare ovunque e non c’è salita o cronometro che ci può fermare”.
Alla fine, scegliere il percorso da fare per me è solo una questione di rispetto. Per me. Perché sono consapevole che se facessi il 205 mancherei di rispetto al mio senso del limite e, se mai in un momento di follia o di egocentrismo sfrenato, decidessi per il lungo sarebbe il mio fisico a proclamare uno sciopero ematico di proporzioni gigantesche che mi obbligherebbe a fermarmi e a riflettere sul senso della vita. Oppure no!?
Il gruppo di amici con i quali ho iniziato questo percorso è davvero la sintesi di tutto questo. Le mie convinzioni, le idee che metto su carta, sono il frutto della condivisione. La partecipazione che c’è stata per un particolare evento dal nome anglofono è stata contagiosa. Click day??? Una vera e propria chiamata alle armi dove al posto di fucili e pistole i futuribili novecollisti erano armati di super connessione e mouse. Noi fortunatamente non abbiamo avuto bisogno di intasare la rete perché abbiamo un nobile cavaliere che sposa le cause del gruppo e ne fa opere d’arte. GiEsse (aka Gianni Santini) ha allestito una sala macchine degna della torre di controllo di Houston, con portatili e fissi già puntati sull’obiettivo e allo scadere dell'’ora X ha fatto sì che anche la prossima Nove Colli vedrà ai nastri di partenza una nuvola campigiana capitanata dall’inossidabile Presidente!

Sarà una giornata magnifica perché fin da ora so che avrò intorno un sacco di persone con i miei stessi occhi, pedalerò per ore anche insieme a sconosciuti di cui non immaginavo neppure l’esistenza ma basterà un’occhiata per capire tutto. So che arriverò in cima ai Colli e ci sarà un gruppetto di maglie nere/azzurre/rosa ad aspettare. E quando sarò a portata di udito sentirò il fatidico “Eccolo…” che rimette in moto tutti, pronti a macinare ancora chilometri. So che all’arrivo non sarò solo ma farò parte di un tutt’uno magnifico e so anche che, come sempre, Paolo mi prenderà per il culo in una maniera che a me fa schiantare dal ridere e, anche per questo, non finirò mai di ringraziarlo perché alla fine dei giochi…. se non ridi che giochi a fare?



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