Firenze, 9 giugno 2019 - Difficile non cadere nella retorica o nella
banalità più spicciola quando si parla del Campi04. Difficile, perché
descrivere le emozioni che si provano a far parte di una grande famiglia
come questa non è banale. È un minimo comune multiplo che tutte le
volte ti stupisce e nella sua eterogeneità ti unisce, ti accomuna.
Ieri,
alla Gran Fondo dei Colli del Chianti organizzata dagli amici delle
Cascine del Riccio con in testa il mitico Dino, eravamo 85!
Ottantacinque! Numeri che non solo fanno capire la grandezza di un club
come il nostro ma danno l'idea di comunanza, sono la sommatoria di tante
piccole passioni che si fanno forza nell'insieme.
Per me è stata dura.
Portare a spasso per le colline del Chianti questo corpo affidandosi
alle sole gambe è dura. La mia corporatura è inversamente proporzionale
al concetto di ciclista. Parole come esile, magro, asciutto, scalatore
sono per me ossimori se confrontati alla massa che faccio sopportare
alla mia bici. Fortunatamente esiste anche la testa. Determinazione,
perseveranza, chiamatela come volete è comunque quel qualcosa che ti fa
fare cose un millimetro al di sopra delle tue reali capacità. E questo
basta per arrivare a sera e, disteso sul divano, pensare che è stata
un'altra giornata meravigliosa.
Non posso raccontare le imprese dei
miei compagni perché ieri, dopo 100 metri, la strada era già in salita e
le ruote di chi vestiva la mia maglia le ho perse subito. Ho il mio
angelo custode, che mi tengo ben stretta almeno per adesso, perché anche
lei quando avrà qualche chilometro in più sulle gambe mi staccherà,
inesorabilmente, ma sarà comunque bello vederla allungare il passo e
diventare sempre più piccola. Però posso dire che quando arrivi alla
fine e li vedi tutti seduti al ristoro, con qualcuno di loro che ha
anche già digerito, non cambieresti quel momento con niente al mondo. È
la chiusura di un anello fatto di fatica e sudore, è l'abbraccio della
squadra al compagno che ha appena sbagliato un calcio di rigore, è la
tazza di thè caldo data a chi non ce l'ha fatta ad arrivare sulla vetta
per pochi metri.
Ti siedi in mezzo a tutta questa roba, tanta ma tanta
roba davvero, e magari vorresti mangiare qualcosa anche te ma non c'è
niente da fare. La fatica ha ridotto lo stomaco ad una cannuccia che a
malapena riesce a mandar giù una decina di penne al pomodoro. La fame
diventa un optional. E allora ti metti ad ascoltare i racconti, le
sensazioni di chi, anticipandoti, ha percorso le tue stesse strade. Mi
sembrano tutti dei giganti, freschi come rose appena sbocciate, come se
fossero andati a prendere il giornale nella piazza del paese in
bicicletta. Io invece continuo a sudare come se fossi dentro ad un bagno
turco e devo impegnarmi anche solo per stare a sedere.
Rimaniamo tutti
insieme prima per goderci la premiazione per la meritata vittoria
(ottantacinque partecipanti non li batti facilmente) e poi ad aspettare
l'arrivo degli Eroi del lungo. 130 chilometri con più di 2000 metri di
dislivello in una giornata torrida, nella quale anche le
lucertole ad una certa ora si sono rintanate all'ombra. Arrivano alla
spicciolata e per me sono Dei dell'Olimpo. Invincibili personaggi di
fantasia che in realtà non esistono, perché non esistono vero? Qualcuno
mi dica che ho ragione, per favore! Bravi, bravi davvero, ieri fare il
lungo non era banale e valutando condizioni meteo e altimetria più
difficile della famigerata 9 Colli.
Un ultimo pensiero va alla persona
che, insieme a Mauro, mi ha aperto le porte del club e mi ha fatto
accomodare in questo bellissimo salotto. Ieri caro Gianni molte delle
mie faticose e lente pedalate te lo ho dedicate pensando a quanto
avresti voluto essere lì a dispensare parole di incoraggiamento che sono
come l'acqua nel deserto. Ma pensavo anche a quanto sarà bello il
momento in cui tornerai a farlo, più forte di prima, e sempre con lo
stesso sorriso.
Grazie a tutti.
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