lunedì 1 ottobre 2018

Rivoluzionari

Tornando a casa ieri pensavo ai chilometri fatti nel fine settimana. Novantanove il sabato, ottandadue la domenica. Possono essere pochi, tanti, dipende da chi li vive e come li vive. Di sicuro sono importanti. Quando stai una mattina intera per le strade e macini chilometri insieme a chi, come te, della bicicletta ne ha fatto un punto fermo ti senti soddisfatto. Nell'epoca del tutto e subito senza sudare, durare fatica è quasi un concetto rivoluzionario. Oggi non si fanno 100 metri per andare a comprare il giornale, lo  leggiamo online. La spesa ce la portano a casa e anche per la cena si può stare comodamente seduti sul divano ad aspettare il Pizza Express che suoni il campanello. Al cinema? Macchè, c'è Netflix!
Poi ci siamo noi. I rivoluzionari, quelli che si svegliano alle 6.30 al sabato e pure alla domenica, fanno colazione, completino addosso, scarpette e via. E siamo tanti, ma tanti davvero e allora pensi che se si potesse trasportare questa rivoluzione mentale in altri ambiti sicuramente vivremo in un
mondo migliore. Guardate che non credo sia utopia o momentanea alterazione mentale di chi scrive. Ne sono convinto davvero. Pensiamo al fatto che tutti noi quando pedaliamo, fosse anche la più importante Gran Fondo al mondo, non abbiamo in testa il podio, medaglie o chissà quale onore sui giornali. Alla fine è la vittoria sulle nostre debolezze che ci interessa, è la sfida tutta interiore a migliorarci e non parlo solo di tempi e velocità, parlo della "persona migliore" che diventi dopo ogni ora passata insieme agli amici pedalando. Trasportate questo concetto nella vita di tutti i giorni dove invece l'avidità, l'arrivismo e la lotta per il primato sono la fonte primaria più importante. Cambiate le carte in tavola, sovvertite le teorie e ditemi se il  mondo non sarebbe migliore.
Non ce la faremo mai, lo so ...... e noi continueremo ad essere rivoluzionari!
Ci vediamo in bici.


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